mercoledì 20 febbraio 2008

QUELLE PAROLE DI BOBBIO...

Cari visitatori
vi propongo un mio intervento pubblicato sul quotidiano "La Provincia Pavese" del 20 Febbraio 2008, a proposito delle parole di Norberto Bobbio sull'aborto.
Buona lettura!
Emanuel

Gentile direttore
come ha ricordato il sig. Carlo Verdella su “La Provincia Pavese” di ieri, ha fatto irruzione nella campagna elettorale il tema tragico e problematico dell’aborto.
Accanto a Ici, sicurezza, salari, Alitalia è giusto che si parli anche di un argomento che tocca meno gli interessi “concreti” dell’uomo della strada, ma che riguarda pur sempre-non dimentichiamolo!- una questione di vita e di morte.
Giustamente ieri Claudio Magris, sul “Corriere della Sera”, ha richiamato la testimonianza pacata e quasi imbarazzata di un grande laico, Norberto Bobbio, alla vigilia del referendum sull’aborto nel 1981.
Così Bobbio: «Non parlo volentieri di questo problema dell'aborto. È un problema molto difficile, è il classico problema nel quale ci si trova di fronte a un conflitto di diritti e di doveri».
Il filosofo individua correttamente il conflitto tra il diritto alla nascita del concepito e quello della donna a non volere un figlio indesiderato, ma afferma la validità assoluta del diritto di nascita sul quale, secondo me, non si può transigere. È lo stesso diritto in nome del quale sono contrario alla pena di morte. Si può parlare di depenalizzazione dell'aborto, ma non si può essere moralmente indifferenti di fronte all'aborto».
Ed infine, quelle memorabili parole:”Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il "non uccidere". E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l'onore di affermare che non si deve uccidere».
Che contrasto tra il composto ragionamento del Nostro e gli sterili slogan urlati a squarciagola negli ultimi giorni…

Emanuel Bernardi
La Provincia Pavese
20 Febbraio 2008

mercoledì 13 febbraio 2008

QUALCHE IDEA LIBERALE PER IL GOVERNO CHE VERRA'

A quanto pare, il 13-14 Aprile uscirà dalle urne una solida maggioranza di centrodestra.
Nella precedente esperienza (2001-2006), la Cdl mandò in porto alcune importanti riforme, ma sprecò anche occasioni per dare all'Italia quelle riforme strutturali di cui si parla da tempo. L'eccessiva frammentazione del quadro politico costrinsero Berlusconi a troppe mediazioni. Stavolta il Cav si appresta a tornare a Palazzo Chigi con una coalizione bipartitica, perciò non può più fallire: il Paese ha urgente bisogno di alcuni importanti cambiamenti che ci mettano in grado di competere. Ecco quali:

1) Riforme istituzionali: rafforzare il ruolo del Primo Ministro, completare la transizione verso un sistema sostanzialmente bipartitico, abolire il bicameralismo perfetto, creare il Senato Regionale. Sono la conditio sine qua non: senza uno snellimento del processo decisionale, è ardua qualunque riforma.


2) Liberalizzazioni e privatizzazioni: Bersani ha incominciato con farmaci e taxi, ora bisogna proseguire con acqua, energia, servizi: più concorrenza significa prezzi più bassi per il consumatore. Avanti con la privatizzazione di Alitalia.

3) Mercato del lavoro: rivedere drasticamente l'articolo 18. Il limite dei 15 dipendenti ha due effetti nefasti: da una parte costringe al nanismo le nostre imprese, dall'altra crea una divisione tra lavoratori ipertutelati di serie A e lavoratori di serie B.


4) Previdenza: L'abolizione dello scalone ci costerà qualcosa come 10 miliardi di euro. Si torni alla riforma Maroni, si aboliscano i privilegi dei pensionati "baby" con un bel taglio sugli assegni.


5) Tasse e burocrazia: abbassare in modo intelligente il carico fiscale, e ridurre la burocrazie che gravano su cittadini ed imprese. Mentre in Danimarca per avviare un'azienda bastano 3 giorni, in Italia bisogna fare il giro di uffici su uffici.



6) Meritocrazia e formazione: introdurre il criterio del merito in tutti i campi, specie quello della formazione scolastica ed accademica. Oggi lo stipendio dei professori universitari è esclusivamente legato all'anzianità ed il controllo è talmente blando che un docente può anche sedersi in poltrona tutto il giorno. Inoltre, il valore legale della laurea incentiva la nascita di miriadi di Atenei, che pullulano come i funghi, esattamente come gli aspiranti "dottori". Naturalmente, non sempre gli uni e gli altri sono di qualità, il tutto a spese dello Stato.


7) Energia: dipendiamo in modo preponderante dal petrolio, che siamo costretti ad esportare subendo le oscillazioni dei prezzi. Bisogna svincolarsi il più possibile da questa schiavitù, indi bando alle ciance: oggi l'unica fonte alternativa in grado di produrre quote consistenti di energia è il nucleare. Archiviamo il referendum e avviamo una seria politica in materia.

Se il Cavaliere saprà stupirci ancora una volta ed attuare una vera rivoluzione liberale, allora sì che l'Italia farà un bel passo in avanti.

venerdì 8 febbraio 2008

FINALMENTE!


"La lista con cui ci presenteremo? Comprenderà Forza Italia, An e tutti coloro che ci staranno. Un movimento grande, importante, che unisce tutti i cittadini italiani che non si riconoscono nella sinistra e che condividono i valori della libertà. I nostri elettori vogliono restare uniti".
La voce in effetti circolava da ieri sera, ed era accredita anche da importanti esponenti politici, come Ignazio La Russa, ma ora Silvio Berlusconi dà l'annuncio ufficiale.
La lista unitaria, che si chiamerà Popolo della Libertà, sarà federata con la Lega Nord.
Per ora, hanno aderito i Liberaldemocratici di Dini, i Popolari Liberali di Giovanardi, la Dc per le autonomie di Rotondi, i Pensionati di Fatuzzo.
Chi non aderisce invece è l'Udc:"L’imposizione di un partito unico rispondente ad una estemporanea operazione elettorale non ci interessa oggi come non ci interessava ieri", dice Pier Ferdinando Casini.
Ma il Cav non si scompone:"Io spero che aderiscano, ma se l’Udc non aderisce noi andremo avanti ugualmente. Nessuno può negare che siamo alleati ma non nella stessa coalizione. Per questo possono presentarsi da soli e poi in parlamento, quindi, potremo naturalmente trovare un accordo per farli entrare nell’alleanza."
Insomma, una radicale semplificazione del sistema, con la prospettiva di un partito di centrodestra forte del 40% dei consensi, contrapposto ad una forza di centrosinistra, il Partito Democratico, che viaggia attorno al 30%. Un sistema davvero bipolare, senza i ricatti dei partitini. Ci vorrà tempo per consolidare il tutto e per modificare le regole parlamentari, ma la strada sembra davvero ben avviata.

venerdì 1 febbraio 2008

DONNE = PROBLEMI

CARI BLOGGERS,
IN ATTESA DI COMMENTARE LE CONSULTAZIONI DELL'ESPLORATORE INCARICATO FRANCO MARINI, CUCCATEVI LA PRESENTE (RAGAZZE, NON ARRABBIATEVI...)
CIAO EMANUEL