venerdì 11 gennaio 2008

IL NOSTRO DIO HA UN CUORE DI CARNE

Cari lettori

uno scambio di opinioni con il blogger Aetius mi ha ispirato questo post. Tema: il senso religioso dell'uomo e la Fede cristiana. Penso che ogni tanto sia importante confrontarsi anche su questi problemi impegnativi ma decisivi per la nostra vita.

Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Da dove viene il mondo? Alzi la mano chi non si è mai posto queste domande. Sono domande eterne, perchè coinvolgono gli uomini di tutti i tempi ed esprimono la sete d'infinito del cuore umano. Non esiste società umana che non si sia confrontata con questi interrogativi, proprio perchè l'uomo è un essere essenzialmente religioso.

Ora, chiediamoci: cos'ha la Fede Cristiana rispetto ad altre religioni? Cosa la rende più vera rispetto all'Islam o all'ebraismo o all'indusimo o al teismo o ad altro ancora? In verità, troppo spesso si registra la tendenza a ridurre la Fede cristiana a Magistero o dottrina, ma così la si declassa al ruolo di corrente di pensiero, al pari di tante ideologie che si sono succedute nella storia.

Il Cristianesimo però è un Fatto. E' un prodigioso Incontro tra l'uomo e Dio, che assume la nostra stessa natura nell'Incarnazione del Verbo e come Uomo si carica delle nostre sofferenze. La Croce è il simbolo di un Dio che si è fatto come noi per farci come Lui.


Proprio perchè la Fede cristiana è così profondamente calata nella Realtà, tutto è sacro, non esiste aspetto del reale che sia estraneo al senso religioso: la preghiera, la liturgia, ma anche la politica, lo sport, lo studio, la sessualità. Sì, avete letto bene: la sessualità. Al contrario di quanto molti pensano, la Chiesa non uccide la sessualità, ma le dà le ali per volare più in alto.
Si vedano ad esempio le belle parole del Catechismo sugli sposi:


2335 Ciascuno dei due sessi, con eguale dignità, anche se in modo differente, è immagine della potenza e della tenerezza di Dio. L'unione dell'uomo e della donna nel matrimonio è una maniera di imitare, nella carne, la generosità e la fecondità del Creatore: « L'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne » (Gn 2,24). Da tale unione derivano tutte le generazioni umane.


O ancora, le parole (per me, scandalose) del Papa nel messaggio per la Quaresima 2007:

Ezechiele, per parte sua, parlando del rapporto di Dio con il popolo di Israele, non teme di utilizzare un linguaggio ardente e appassionato (cfr 16,1-22). Questi testi biblici indicano che l’eros fa parte del cuore stesso di Dio: l’Onnipotente attende il “sì” delle sue creature come un giovane sposo quello della sua sposa.

Per chi volesse approfondire, consiglio la stupenda enciclica "Deus caritas est".

Per ora, penso di aver lasciato abbastanza materiale alla riflessione.
Buona meditazione!
Emanuel

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ti ho aggiornato nell'elenco dei blog conisgliati...leggi un po' se ti piace quel che ho scritto!

A presto e grazie per i tuoi sempre puntuali interventi!

Andrea

Emanuel ha detto...

Ciao Andrea
grazie mille per l'aggiornamento fra i blog amici. Credo che la descrizione sia appropriata.
A rileggerci
Duc in altum!
Emanuel

Emanuele Pozzolo ha detto...

caro emanuel, sei sempre interessantissimo da leggere.
ti faccio i miei più sinceri complimenti. anche io consiglio sempre deus caritas est: è un testo per davvero epocale, a mio modestissimo avviso. testo sottovalutato.
organizzo a verelli, il primo marzo, un sabto dalle 10 a mezzogiorno una bella conferenza con la principessa alessandra borghese e magrdi allam: su cristianesimo e lourdes. penso portebbe interessarti, ci saranno le scuole superiori di vercelli. teatro civico della nostra città.
se ti interessa fammi sapere, perchè al di là dell'entarata al teatro liberissima, posso farti avere un invito per un aperitivo con la principessa, organizzato dai lions. visita il suo sito se non la conosci: www.alessandraborghese.it

Marcello Spirandelli ha detto...

Caro Emanuel, ti ringrazio per la tua gentilezza nell'avermi citato. Spero di poter essere ancora motivo di ispirazione, dato che anche questa è una sorta di contatto col divino. Tu dici di cercare di trasporre nella tua vita l'esperienza cristiana ma di ragionare razionalmente e laicamente sui temi etici. In fin dei conti è quello che provo a fare anch'io. Tuttavia in questi ultimi anni mi sono progressivamente distaccato dal fervore che avevo qualche tempo fa. Io mi occupo di politica e non sempre è semplice dare risposte cristiane in modo laico. Il pericolo è di ricercare spiegazioni ad hoc per far passare convinzioni personali. Il compito del cristiano non è semplice. Soprattutto in quest'epoca in cui sembra meno lecito esserlo. Come è emerso di recente (e se vuoi puoi dare un'occhiata al mio post di commento) pare si voglia privare pure di parlare a chi professa la nostra fede. Il papa viene contestato alla Sapienza, si rimprovera un'ingerenza della Chiesa nello Stato che solo chi non è fomentato da ideologie laiciste può vedere, in un'epoca di così profonda secolarizzazione. Ricordo che Giovanni Paolo II produsse un documento sull'impegno dei cattolici in politica. Dato che mi sembri molto addentro, non è che ce l'hai sotto mano e potresti consigliarmi un link per rintracciarlo?
Ti ringrazio... a presto
Aetius

Anonimo ha detto...

dal blog www.pieroricca.org

Camillo Ruini ha da poco pubblicato il suo ultimo libro: “Chiesa contestata” (Piemme), che ha recentemente presentato a Milano insieme all’ateo devoto Giuliano Ferrara.
Telmo Pievani e Carla Castellacci gli rispondono con “Sante ragioni” (Chiarelettere), una contestazione ai privilegi e alle ingerenze del Vaticano.
Sarebbe divertente organizzare un confronto fra i quattro. Scriverò una lettera a Sua Eminenza Ruini, anche se temo che non accetterà l’invito: non sono ateo e non gli sono devoto. Intanto pubblico a puntate il capitolo di “Sante ragioni” dedicato al “senso civico della casta ecclesiastica”.

(…)
Otto per mille, pasticci all’italiana

Proviamo a ricostruire brevemente le fonti di finanziamento istituzionale di cui gode attualmente la Chiesa cattolica nel nostro paese. La più nota al pubblico è l’otto per mille, istituito nel contesto del nuovo Concordato del 1984 in sostituzione della vecchia «congrua» prevista dai Patti Lateranensi del 1929. Nelle intenzioni dichiarate si voleva passare da una situazione anacronistica in cui lo Stato copriva direttamente gli stipendi e le spese del clero cattolico a un meccanismo di finanziamento della Chiesa che fosse più democratico, più trasparente e non più esclusivo ma aperto anche ad altre confessioni. Motivazioni dunque ottime e centrate sul principio, alquanto promettente, che il denaro per il sostentamento di una determinata confessione religiosa deve essere principalmente il frutto di un’opzione esplicita e consapevole da parte dei membri di quella confessione e dei suoi simpatizzanti.
Nacque così l’idea di istituire una quota dell’otto per mille dell’intero gettito IRPEF statale che il singolo contribuente, barrando una casella nella dichiarazione dei redditi, potesse devolvere a una delle seguenti sette destinazioni prestabilite: allo Stato stesso, per scopi «di interesse sociale o di carattere umanitario» recita la legge; alla Chiesa cattolica, per «scopi di carattere religioso»; all’Unione delle Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno; alle Assemblee di Dio in Italia; all’Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi; alla Chiesa Evangelica Luterana in Italia; all’Unione della Comunità Ebraiche Italiane.
Stante il principio prima espresso dell’opzione volontaria e specifica, ci aspetteremmo che le quote di denaro ottenute dalle diverse confessioni religiose siano proporzionali al numero effettivo di contribuenti che hanno deciso di mettere la loro firma, e che l’otto per mille di chi non ha espresso alcuna scelta sia reinserito nel calderone delle tasse versate allo Stato. Non è affatto così. Non si tratta, infatti, di un’opzione diretta per una determinata confessione religiosa, bensì di una sorta di bizzarro «sondaggio di gradimento» o di referendum etico-religioso. Nessuno quindi versa direttamente il suo otto per mille a qualcuno, ma «vota» per una certa destinazione. Le scelte vengono scrutinate, si calcolano le percentuali ottenute da ciascun destinatario e in base a queste percentuali si riparte l’intero ammontare dell’otto per mille di tutti i contribuenti. Abbiamo usato il corsivo perché è bene comprendere a fondo il meccanismo e perché i solerti difensori degli interessi ecclesiastici ripetono fino alla noia che si tratta di un contributo «volontario». L’intenzione esplicita, infatti, è quella della democrazia e della trasparenza del finanziamento alle confessioni religiose. L’obiettivo implicito è quello di sostituire la congrua dei Patti Lateranensi con un finanziamento altrettanto se non più corposo alla Chiesa cattolica. In pratica le quote, tantissime, di chi non esprime alcuna opzione vengono ridistribuite fra tutte le confessioni religiose in base alla percentuale di opzioni espresse. Il risultato è che la Chiesa cattolica ottiene un finanziamento da parte dello Stato che è più del triplo dei consensi effettivamente manifestati dai cittadini con la firma sul modulo. Ottenere i dati di questi introiti, nonostante la proclamata volontà di trasparenza, è difficilissimo. Il Ministero delle Finanze li comunica soltanto alle confessioni religiose interessate, che poi a loro discrezione le divulgano. Solo dopo anni è possibile accedere ai dati definitivi per capire chi ha ricevuto i denari e quanti. Il controllo da parte dell’opinione pubblica è quindi manifestamente ostacolato. Le statistiche più recenti si fermano alle dichiarazioni dei redditi del 2003 e raccontano una storia molto interessante sul paese reale e su come poi il legislatore «interpreta» la sua volontà. Sui redditi percepiti da più di trenta milioni di contribuenti nel 2002, soltanto il 39,52 per cento di italiani ha espresso nel 2003 un’opzione fra le sette previste. Quindi quasi due terzi dei cittadini italiani hanno deciso di non mettere la firma per nessuno. La quota ridistribuita a posteriori è pertanto altissima, di gran lunga la fetta di introito maggiore dell’intero otto per mille. Fin qui, la volontà reale degli italiani. Come abbiamo detto, questo tesoretto non viene incamerato dallo Stato, che in teoria dovrebbe essere il destinatario «neutrale», ma in base all’articolo 47 della legge istitutiva del 1985 viene regalato alle confessioni religiose in base alle percentuali ottenute su quel terzo di opzioni espresse.1 Nel 2003 queste percentuali erano così distribuite: quasi il 90 per cento alla Chiesa cattolica (89,16 per cento), l’8,38 per cento allo Stato e briciole sotto l’1 per cento alle altre confessioni (0,55 ai valdesi, 0,39 alle Comunità Ebraiche, 0,27 ai luterani, 0,22 agli avventisti, 0,07 alle Assemblee di Dio). Negli anni successivi le percentuali variano di pochissimo, a parte un buon incremento per la Chiesa Valdese che l’anno dopo arriva all’1,43 per cento. In estrema sintesi: solo poco più di un terzo degli italiani firma per la Chiesa cattolica, ma con questo meccanismo essa riceve il 90 per cento dei rimanenti due terzi. Ancora convinti che si tratta di un contributo «volontario»? Ingegnoso ed efficace: nel 2006 la Conferenza Episcopale Italiana ha potuto disporre in questo modo di contributi per più di 930 milioni di euro. Nel 2007 per più di 991 milioni di euro (in vecchie lire sono quasi 2000 miliardi). Prima del Concordato la somma delle congrue elargite dallo Stato si aggirava intorno ai 400 miliardi di lire annue. Un bel passo in avanti con il nuovo sistema più «democratico».(…)




Abbiamo tutti il dovere di aiutare lo Stato Vaticano a salvaguardare l’autorità spirituale della Chiesa Cattolica, tenendo a freno le tentazioni di potere temporale. In quest’ottica proseguo la pubblicazione del capitolo del libro Sante ragioni, dedicato al “senso civico della casta ecclesiastica”.

“In effetti la legge istitutiva dell’otto per mille del 1985 si intitola «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi». Nel testo viene dettagliatamente configurato un sistema di finanziamento pubblico affidato alla gestione diretta della CEI, interlocutore principale della legge. Tuttavia il nuovo Concordato, appena approvato allora, aveva abolito il riconoscimento formale della religione cattolica, apostolica e romana come «sola religione dello Stato» e pertanto un finanziamento esclusivo (anche se, almeno, trasparente) alla Chiesa diventava incostituzionale. Si dovettero così ammettere all’otto per mille le altre confessioni religiose per non creare disparità. Rimaneva però sullo sfondo l’obiettivo primario della legge: confermare sotto mentite spoglie, e possibilmente incrementare, il già cospicuo contributo di Stato alla CEI, eludendo in questo modo i nuovi vincoli di eguaglianza interconfessionale introdotti dalle modifiche concordatarie del 1984. Da qui il trucco delle quote ridistribuite e tutti i pasticci successivi. Pare che la CEI abbia voce in capitolo anche sul modo in cui lo Stato dovrebbe utilizzare la propria quota. Nel 1996 l’allora ministro per la Solidarietà Livia Turco propose di destinare la quota statale dell’otto per mille alla povertà infantile. Un proposito forse troppo ingenuamente meritorio, al quale il cassiere pontificio rispose a muso duro: lo Stato non deve fare concorrenza scorretta alla Chiesa. Se ne deduce che quest’ultima ritiene di avere evidentemente un’esclusiva sugli interventi di solidarietà e di assistenza sociale. Potremmo allora avanzare un’altra proposta, che ci toglierebbe da ogni imbarazzo: destinare la quota statale e le quote non espresse alla ricerca scientifica. Nessuno potrebbe più dire che è «concorrenza scorretta». Le Assemblee di Dio e la Chiesa Valdese, per esempio, non sono ammesse alla ripartizione delle quote non espresse perché le loro intese con lo Stato non lo prevedono. I valdesi hanno chiesto sei anni fa di poter rientrare nel computo, ma l’iter parlamentare anche in questo caso è diventato misteriosamente molto lungo e laborioso.

La Chiesa cattolica è inoltre l’unica a ricevere un anticipo di finanziamento sull’anno in corso, laddove tutti gli altri percepiscono i fondi dopo tre anni dalle relative dichiarazioni dei redditi. Si potrebbe argomentare che la redistribuzione delle quote non espresse e l’anticipo sono giustificati dal fatto che comunque si tratta di soldi investiti in attività socialmente utili, altro argomento recitato a memoria per giustificare questo fiume di denaro. Tuttavia è piuttosto difficile capire come vengono spesi esattamente questi soldi. Lo Stato stesso non brilla per trasparenza. La Chiesa dichiara di suddividere la grossa quota in tre voci principali: il sostentamento del clero (poco più di un terzo), le esigenze di culto e pastorali (più del 42 per cento) e ciò che resta alle attività caritatevoli. Grazie alla prima area di investimento la Chiesa copre, nel 2005, il 57 per cento degli stipendi dei sacerdoti. Nella seconda macroarea è concentrato tutto il resto: interventi per l’esercizio del culto, per l’esercizio della cura delle anime, per la formazione del clero e per iniziative di promozione. Dal bombardamento pubblicitario su tutte le reti televisive pubbliche e private in favore dell’otto per mille alla Chiesa cattolica che gli italiani subiscono in prossimità delle scadenze delle dichiarazioni dei redditi non si direbbe affatto, ma i benemeriti aiuti al terzo mondo usati poeticamente come sfondo per gli spot – che vengono accordati alla Chiesa da tutte le tv pubbliche e private con un non meglio specificato «trattamento di favore» – non prendono più dell’8-9 per cento dei fondi ottenuti. La Chiesa peraltro è l’unica a investire massicciamente in pubblicità. Fra le esigenze di culto e pastorali, la CEI dichiara di destinare a scopi missionari solo l’1 per cento dei fondi disponibili. Per contro la Chiesa Valdese e le Chiese Avventiste rifiutano espressamente di utilizzare i soldi per esigenze di culto e sostentamento del clero. Le Assemblee di Dio dichiarano di destinare i loro fondi esclusivamente in beneficenza e opere di carità. Le Comunità Ebraiche «per solidarietà sociale, attività culturali, restauro del patrimonio storico, sostegno ad attività giovanili, strutture ospedaliere per la cittadinanza, cultura della memoria, lotta a razzismo e pregiudizio». A vent’anni dalla nascita di questo surrettizio meccanismo di finanziamento della Chiesa cattolica sarebbe anche opportuno allargare il numero delle opzioni. Sono però ammissibili all’otto per mille soltanto le confessioni religiose che abbiano un’intesa istituzionale con lo Stato in base all’articolo 8 della Costituzione. Un accordo in tal senso è già stato sottoscritto con i Testimoni di Geova e con i buddisti. Molti ritengono che sia quanto mai doveroso avviare trattative di regolarizzazione, e di conseguente responsabilizzazione, anche con le comunità islamiche in Italia, nonostante l’oggettiva difficoltà della loro rappresentanza frammentata. Pare però che il cammino parlamentare di queste proposte si sia fatto subito misteriosamente molto accidentato. Si tratta infatti di confessioni in crescita, ben organizzate sul territorio e quindi capaci di rosicchiare percentuali significative di quella grande fetta di scelte inespresse da ridistribuire a posteriori”.


ma tranquilli , avere un organizzazione che deruba,illude e indottrina milioni di italiani ("l'italia e' uno stato laico"! dalla Costituzione!!!)sulla base di cose MAI dimostrate e' utile e produttivo...soprattutto considerando il fatto che la chiesa cattolica appartiene ad UN ALTRO STATO ossia lo stato del Vaticano...

a parte questo, complimenti per l'impegno profuso nel blog...anche se elogiare in quel modo Berlusconi significa solo che tu NON SAI chi egli sia!
Nel caso tu volessi scoprirlo vai a leggerti le cronache giudiziarie che lo riguardano...che sono FATTI...non OPINIONI!!!

Emanuel ha detto...

@ Emanuele Pozzolo: grazie per l'invito, penso proprio che approfitterò. Ti faccio sapere al più presto.

@ Aetius: Si, purtroppo ho sentito la vicenda La Sapienza. Mi spiace che il Papa abbia rinunciato, anche perchè potrebbe essere un precedente per altre circostanze future. Non conosco il documento di cui parli, mi documenterò.

@ Giacomo Caroli: pubblico quest'intervento lungo come un'enciclica, anche se non c'entra NIENTE con l'argomento del post: che ci azzecca l'otto per mille con la specificità della Fede Cristiana come Incontro? Almeno così non mi si potrà accusare di essere poco "laico" (termine per inciso di origine cristiana e poi passato a designare coloro che non si riconoscono nel Cattolicesimo).
Su Berlusconi: ma tu credi che gli altri siano tutti santi? Vogliamo parlare per esempio dei rapporti tra le Coop e le amministrazioni di sinistra?


Ciao a tutti
Emanuel

Anonimo ha detto...

Era un commento sulla serieta' dell'istituzione della chiesa cattolica in generale..e del cattolicesimo in Italia al gorno d'oggi...nulla di estremo ma magari un giorno molti apriranno gli occhi.
Il Pontefice propina a milioni di italiani discorsi antiprogresso e "consiglia" gli italiani su come spendere i loro voti facendo leva sullo stato "sottoacculturato" della maggioranza dei fedeli(ovviamente non tutti ma la stragrande maggioranza...)ma come fai a credere in una istituzione del genere? cioe' io capisco chi crede nella RELIGIONE cattolica e che quindi crede in certi principi anche moralmente corretti se vogliamo...ma come si fa a riporre la propria fede in una "associazione a fine di lucro" che agisce in questo modo? davvero non lo capisco...so che sta diventando un luogo comune e magari altre "millemila" persone te lo hanno gia' detto ma su google video c'e' un report della bbc sui fatti tenuti segreti (solo dall'informazione italiana e vaticana) alla "povera plebe"..dovresti darci almeno un occhiata se non lo hai gia' fatto...^_^

Emanuel ha detto...

La tua domanda mi provcoa (in senso positivo) ad esporre le ragioni della mia Fede.
Come faccio a credere nella Chiesa, con tutte le nefandezze, gli errori e gli orrori commessi da certi uomini di Chiesa, e tutto il resto di cui si potrebbe fare un lungo elenco? Non entro qui nella polemica su preti pedofili, otto per mille, crociate, Inquisizione, guerre di religione e tante altre questioni su cui sarai anche più documentato di me. Su alcune di queste ci sarebbe parecchio da discutere, ma non è questo il punto. La Chiesa è un'istituzione fatta di uomini, talvolta fallaci, peccatori, ma non è solo questo. Ha in sè qualcosa che va oltre l'uomo.
Mi aggrappo ad un passo di San Paolo: "E voi mariti amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per essa".
Riflettiamo su questo: Cristo ha dato la vita per la CHiesa, come per una sposa. Non a caso la teologia parla della Chiesa come Corpo mistico del Signore.
Solo se si considerano questo si capisce perchè certi uomini incompresi o ingiustamente perseguitati proprio dalla Chiesa l'hanno amata sino alla fine: vedi un don Milani, Padre Pio, Santa Giovanni d'Arco, solo per citarne alcuni.
Caro Giacomo, proviamo a parlare anche di questo.
Ciao
Emanuel

Anonimo ha detto...
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